- Narratela, dunque; la sentiremo volentieri.
- Quella notte - seguitava il vecchio - non volli dare ascolto a mia moglie, e me ne pentii.
Era il prim'anno del nostro matrimonio. Ci alzammo, che suonavano le campane per la funzione dell'oratorio. Ella si diede ad assettare la camera per andar poi in chiesa, io scesi nella stalla, imbastai i miei due muli e, caricatili di vena(22), presi la via della valle. Il tempo era buono, sereno il cielo, ma la notte assai oscura. Passati i primi Edifizi, le bestie cominciarono vigorosamente a salire, ed io spensierato e tranquillo me ne venivo dietro fumando la mia pipa. A un tratto i muli s'arrestano immobili come pali. «Ehi! che c'è egli?...» E giù una buona frustata; ma sì l'uno che l'altro fermi come uno scoglio «O volete che v'insegni io la strada?» e subito una sfuriata di colpi; ma essi lì come piombo. Aguzzai gli occhi quanto più potei, guardando su innanzi la strada e.... che vidi... io mai?... Due capre magre e cornute far salti e capriole stranissime là sul muso delle mie bestie. Rimasi; ma, preso da forte dispetto, afferro una grossa pietra e la scaravento contro quelle importune. Guardo ancora; erano sparite. I muli riprendono la salita, ma solo per pochi passi. Dio santo, che c'è egli di nuovo? Le capre erano riapparse, e conche furia ! Facean salti mortali, mandavan belati lamentosi e mostravano due corna come quelle del diavolo. I muli, ritti e impietrati, con le orecchie tese dallo spavento, nitrivano da far pietà.
«Ohe! ohe! chi va là?» E un'altra serqua di nerbate alle povere bestie, che non muovono un passo.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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Edifizi
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