- Che caso, dunque? - Aveva veduto co’ propri occhi un'ombra bianca e incappucciata, che con la destra gli faceva cenno d'appressarsi; ma ei che sin da fanciullo provava terrore delle ombre, se l'era data a gambe, con rischio di fiaccarsi il collo per quella fitta oscuritŕ. Qui un compagno, a rincalzar l'argomento, asserě solennemente che quando l'antifonario faceva la chiama delle anime nell'oratorio, tutto quel tempo, la civetta si era lamentata dall'alto del campanile.
A questo punto, la figlia di Maso veniva ad avvertirlo d'andar a casa a «mangiare i morti.» Era dě chiaro.
Non ha sode tradizioni in paese la leggenda della Lupa del Buranco, contrariamente al suffragio dell'inesauribile Papirio, che ne adduce invero molteplici versioni. L'evocatore fortunato delle storielle loanesi, autore geniale delle Brache di Carlomagno, attende ad accertarne le origini, intanto che altri compulsa nuovi documenti per confermare l'asserzione delle cronache sul fatto importantissimo che S. Pietro apostolo, innalzata sul monte Varatella la prima chiesa in Liguria, «siasi fatto radere i capelli e la barba,» legando i santi resti alla modesta basilica usque in diem judicii.
Notiamo dunque le versioni di questa lupa.
Alcuni la ritengono addirittura una strega della Pallarča, che avrebbe menato vita errante e selvaggia su pe’ dirupi, amoreggiando sfacciatamente coi mulattieri della valle, a’ quali chiedeva solo in cambio un po’ di provvisione da campar la vita. Ella usava, dicono, ricovrarsi in una misera capannuccia ne’ pressi del Buranco, perchč si compiaceva di spiare il diavolo quando, nei casi di suicidio, il nemico delle anime accompagnava ivi il morto per iscaraventarlo nel bŕratro; ella solo pertanto era in grado di conoscere e divulgare i particolari della sciagurata fine.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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