Chi poi avesse avuto vaghezza di toccar il tasto del suo passato, cioè delle battaglie navali con gl'inglesi, delle vittorie francesi e della grande epopea del Còrso fatale, alla quale aveva assistito, eccetera - apriti cielo! -, poteva star sicuro di sentirne ogni giorno delle nuove, e sempre intercalate da qualche avventura piccante. Non ostante però il suo forte amore per que’ fasti gloriosi, quando il signor Baciccia potè abbandonare la vita militare, non indugiò un'ora a tornarsene a casa; dove, favorito di largo censo, si diè tutto al governo dell'azienda avita, amante di quiete e libertà, e solo idealmente entusiasta di quel passato avventuroso.
Or, chi lo crederebbe?
Sissignori, fu proprio lui, il signor Giovanni Battista Lanteri, lui che, in quel primo periodo di vita comoda e serena, concepiva il disegno di scandagliare il Buranco, di vederne il fondo.
In vero, io non ricordo d'esser mai entrato seco lui a parlare di simile argomento, come non oserei negare di averne a quei giorni(24) raccolto, così a volo, qualche voce. Tuttavia, due perfetti gentiluomini si rendono mallevadori della cosa, e sono l'avvocato Vincenzo Marchesano e il fratello di lui Giuseppe, i quali ne udirono più volte il racconto dalla bocca stessa dell'attore, o sciô Baciccia, nel famoso ridotto del Commercio, conosciuto forse più dal nome di Fafiffe, il buono e compianto conduttore di quel Caffè.
Il Lanteri, piena zeppa la testa di tante storie e dicerie divulgate sul Buranco, un dì risolvette eroicamente di salire al Giovo e tentare senz'altro la scesa nella voragine.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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