Rispondano i demonografi; qui accenno solo l'identità delle orgie e dei riti.
È voce che, in illo tempore, a quei carnasciali o feste si rendesse, prima, il dovuto onore a Satana, uso a intervenire sotto forma di becco; indi i convenuti s'abbandonavano a danze e atti osceni, promiscuamente o a coppie; a’ quali ludi tenean dietro banchetti nefandi, le cui più delicate vivande si componevano di rospi, di carni d'appiccati o di fanciulli morti senza il battesimo. Ivi a cuor leggiero si bestemmiava Dio orrendamente e, imitando le cerimonie della Chiesa, si battezzavano rospi vestiti di velluto; e poi il diavolo diceva la messa. Sempre secondo i demonografi, le streghe e gli stregoni vanno al sabato sur un manico di scopa, sulla qual montatura ripetono in gergo diabolico: Emen Ètan! Emen Ètan! che significherebbe: Qui e là! Qui e là! A Giustenice par non sien dissimili i riti e i fasti, i quali però, anzi che venir palesati, si sottintendono e si tacciono per paura; ma la formola dello scongiuro è sempre questa, poco diversa dalle nostre altre:
Unze, unze baston;
In t'in ôa a ghe son!
E anche, secondo i casi:
Unze, unze baston;
In t'in ôa vaggo, vegno, a ghe son!(26)
Alcune streghe vanno alla tregenda sul caprone, proferendo parole intraducibili, e ungendosi prima con pomate misteriose. La notte, però, sempre quella del venerdì.
Oltre lo Scalincio, ogni luogo è atto al convegno. Vedete voi quel campo dove la pioggia e il vento, sfuriando, hanno abbattuto quella bellezza di spighe poc'anzi ondeggianti superbamente?
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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Satana Dio Chiesa Emen Giustenice Scalincio
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