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      » La madre alzò le spalle, e mormorò: «La mezzanotte è vicina;» e subito prende uno stoppaccio intriso di zolfo, lo accende e glie lo mette sotto il nasci. Quegli fa una smorfia sguaiata, ritira il capo a fatica, e giù a russare da tremarne la panca. «È più duro d'un tasso!» Presto presto trae dal forno due bastoncelli, uno per sè e l'altro per la figlia, e poi un sudicio pentolino con unguento, e fatti alcuni segni cabalistici, pronunzia con voce rauca:
     
      Unze, unze baston;
      In t'in ôa vaggo, vegno, a ghe son!
     
      Come lampo spariscono.
      L'amante, che avea visto tutto, salta in piedi, prende anche lui un bastoncino e l'unguento, e in fretta e in furia ripete confuso:
     
      Unze, unze baston;
      In t'in ôa a ghe son! -
     
      omettendo vaggo e vegno; e subito si trova in una grande spiaggia deserta, tutt'affollata di streghe e di stregoni, che fanno alla libera il comodaccio loro.
      Ei rimase, e non sapendo come uscire da quel pandemonio di scope e di bastoni, di conocchie e di fusi, va girottolando a mo’ d'uno scimunito, schiva i crocchi, i duetti e ogni più immondo covone, sinchè,... viè più meravigliato, s'imbatte nella fidanzata e nella madre, che ballavano una specie di tarantella con un caprone e un maiale.
      Smisero di botto al vederlo; ma composte e stizzose:
      - Disgraziato - gli dissero a una voce -, com'hai tu fatto a venir qui?
      Ed egli subito:
      - Prima, quel che avete fatto voi: presi il bastone e l'unguento....
      - E poi?... E poi?... - ripeteva piangendo la fanciulla.
      - Ho proferito le stesse parole:
     
      Unze, unze baston;


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256