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      Amendue commosse, le donne, in prova di sincerità e amicizia, vogliono allestire un pranzo coi fiocchi: «Non dirmi di no, veh! In fine, è tempo.» Si arrende; accetta: ma, quando stan per finire, il giovane trae dal suo seno alcune manate d'un'erba a lui cara, e fa l'insalata: «Questa, dice, dovete mangiare per amor mio; è un boccon prelibato; su, così mi piace: la lascio tutta per voi. »
      Le donne s'eran date a mangiare con gusto non mai provato; a un tratto la figlia:
      - Mamma mia - esclama -, che orecchie lunghe che avete!
      L'altra:
      - Zitta, scioccherella; se vedesti un po’ le tue! L'insalata era bell'e ita.
      - O mamma - dice la ragazza -, ho una voglia matta di ragliare, io!
      - Anch'io, figlia mia!
      E qui una musica di ragli introna la casa.
      La trasformazione era piena, la vendetta compiuta. Le due asine ebbero ciascuna il proprio basto; e il giovane; diventato ricco per volere d'una fata benefica, se ne servì per la costruzione d'un suo grandioso palazzo, che dovea essere la meraviglia del paese.
      Le disgraziate trasportavano carichi di pietre, di mattoni, di calce, e si mostravano docili e pazienti. La fabbrica durò alcuni anni e, quando fu terminata, il padrone mosso a compassione di loro, andò egli stesso a raccôr fior di ginestra nella landa lontana, e, quando tornò, ne fece una copiosa insalata e la diè a mangiare alle asine, che tornarono allo stato di prima. Ma chi potea più mirarle? Eran diventate così vecchie e squarquoje, che facevano paura e ribrezzo.
     
      Le streghe sono cattive, invidiose, bugiarde, ipocrite; si trasformano per lo più in capre, in gatti, in conigli; si nascondono in zucche, in cespugli, in frutta.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256