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      Sin che Betta camperà,
      Nessun figlio alleverà!
     
      «E non essere mai stato buono a strozzarla come un pollo!» - esclama talor Filippone scuotendo la testa.
     
      Ecco quel ch'è successo a Martino il Bello.
      I figli avevano smarrito una capra al pascolo. Subito si parte e ne va in cerca; la trova di fatto e se la mette sulle spalle, avviandosi a casa. Ma nell'andare, poco dopo, sente:
     
      Bœ! bœ! a mœ povertœ!(29)
     
      La bestiola si lamentava, e il lamento era subito ripetuto da una moltitudine di capre, che gli correvan dietro. Inviperito a così maligna sfacciataggine, lancia di botto la básua contro uno scoglio e se la dà a gambe. Ma ecco quelle malvagie tramutarsi in donne e:
     
      Bœ! bœ! a mœ povertœ!...
     
      ripetono con quanto n'hanno in gola, accompagnandolo con l'aggiunta di mille scede, oltraggi e vituperii. Entrato a stento in casa, se ne sbarazza con un colpo di fucile, che tira dalla finestra.
     
      Ma ben si sa vendicare Collin di Valsorda nel tornar da S. Michele, armato di schioppo.
      - Oh! t'ho côlto alla fine, stregona che sei! - grida vedendo a pochi passi di distanza saltellare una bella capra. - T'ho colto! - ripete forsennato. E giù, un colpo strepitoso risuona per tutta la valle, e la capra si agita fra gli spasimi dell'agonia.
      Sopraggiunge sull'istante con un amico GaitanSordo, ch'era il padrone, e ne nasce un vero putiferio d'inferno.
     
      E credete voi possibile spuntarla con una básua? Giudicatene da questa ch'è accaduta a Drea.
      Il poveraccio se ne andava un mattino a un suo campicello verso Valsorda, contento e zufolando, col bidente in ispalla; ma quando giunse a certo punto, vide in mezzo al sentiero una zucca tanto grossa, che ne ingombrava il passo.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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