Pagina (180/256)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      » E subito dalle gole paurose di Valsorda si leva una luce come di stella che, volteggiando su e giù, finisce in un forte scoppiettio, spartendosi in tre punti luminosi e scintillanti, i quali si rincorrevano con furia senza raggiungersi mai; ed ecco seguirne un frastuono orrendo, e poi sospiri fiochi e grida terribili e minacciose. Un bailame d'inferno!
     
      Diverse lingue, orribili favelle,
      Parole di dolore, accenti d'ira,
      Voci alte e fioche, e suon di man con elle.
     
      Isolone rimase atterrito; tese l'orecchio e biasciò: «È la discordia dei demoni per la presa delle anime. Povero Candelone, che ha’ tu fatto!» Si segnò compunto e stava per rientrare in casa, quando un fischio acutissimo prorompe dall'alto della valle, di sotto la mole di Morite Calvo; acuisce lo sguardo, e: «Ho io forse le traveggole?» - si chiede fregandosi ancora gli occhi - Una, due, tre, dieci, venti,... cento.... capre bianche, come illuminate da un chiarore scialbo, salgono l'erta pericolosa; e un vivo scotimento di terreno, seguito subito da un miagolio lungo, fastidiosissimo, di uno, di due, di tre, di dieci,... di un esercito di gatti soriani. «Streghe e stregoni,» dice fra sè, che costeggiando il monte, passano dal San Pietro per accompagnare il cadavere scomunicato. Udì ancora un belato e un miagolìo confusi, sì che la valle n'era assordata; e, un istante dopo, un lamento vivo e straziante, qual di persona assassinata....
      «È sprofondato nel buranco, il poveraccio!» esclama co’ capelli ritti dallo spavento; - e giù a precipizio dalla scaletta con pericolo di fiaccarsi il collo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Valsorda Candelone Morite Calvo San Pietro