Quanti spettri non sorgon di laggiù avanti la rozza mente del volgo, e brillano lumi vagolanti in notte atra, e salgono voci rauche e gridi strani, e vagano capre o básue pericolose; un vero ricovero, un nido privilegiato per gli amici e le comari della tregenda!
Ma levando lo sguardo, quale contrasto e sollievo! In cima al monte che chiude la valle, ecco l'esile campanile di S. Martino, alla quale chiesuola pellegrinavano un tempo questi villici e que’ di Ranzi e Verzi, adesso mèta gradita all'instancabile cacciatore di pernici e di beccaccie; all'ingiù, Pietra Ligure in forma di tante macchioline biancastre, e un alternarsi di valli e di colline, coperte di uliveti e di viti; e pioppi, ontani e salici ombreggianti le sponde del torrente Giustenice.....
È ormai dimenticata una leggenda paurosa.
In tempo lontano, molto lontano, era presso che sterile e derelitto il terreno di Valsorda; soltanto, nel punto più basso, un noce annoso copriva di sua ombra nefasta una fonte dalle acque fresche e chiare. Ed ecco una sera, a ora avanzata, scender ivi una vecchia strega, la strega più orribile del luogo, tutta stravolta e tormentata dagli stimoli della carne, che il peso degli anni non riusciva a frenare. Risoluta, invocò il demonio, che le apparve subito in forma di becco.
- Che vuoi da me?
- Gioventù, bellezza, gioia e cent'anni di vita.
Il diavolo non rispose; la domanda era eccessiva: essa la ripetè con forza; e quegli:
- A che patto?
- A prezzo dell'anima e del corpo.
- Per sempre?
- Per sempre.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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