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      Il diavolo fece un segno osceno, ridendo sguaiatamente; poi disse indicando la fonte:
      - Ti specchia.
      Ella s'appressò all'orlo, e a un debole chiaror di luce scòrse nelle acque il proprio ritratto: una giovane bellissima sopra tutte le donne. Quando alzò gli occhi al diavolo, questi era scomparso, e lei pure sull'istante.... sparì.
      Nessun più la vide in quei luoghi. Essa meneva la «vita gaia» nelle più grandi città della terra, facendo suo ogni libito, non sazia mai di piaceri, sempre giovane, sempre bella, sempre gagliarda. Passavano giorni, mesi ed anni ed era un continuo godere; ma tutto ha termine quaggiù: o ch'è egli un secolo di vita?...
      Mancavano pochi momenti alla mezzanotte dell'ultimo giorno dell'anno centesimo.
      - Ecco l'ora! - gridò il demonio sotto il noce di Valsorda.
      Si udì un battito d'ale, seguìto da un gemito sinistro.
      - Son qui, - rispose una voce strozzata. Era lei in corpo ed anima, così vecchia e squarquoia che faceva ribrezzo e paura.
      - Ah, se’ tu, cencio di baldracca?
      - A che mai ridotta! Ero or ora così giovane e bella... - e piangeva dirottamente.
      - Come! non sei ancora contenta? dopo cento anni....
      - Cento anni? mi par jeri che t'ho visto. Contenta? E che piaceri mi hai tu dato? In fondo, sempre amarezza e vanità,.... sempre!
      - Oh, via, finiscila una volta e vien meco: Quel ch'è di patto, non è d’inganno!
      - Povera me! Chi m'aiuta? Povera me!
      Uno sghignazzamento d'inferno fece tremare il terreno, e nel tempo stesso la vecchia cominciò a farsi lunga e grossa in modo spaventevole; in due minuti era già alta come una torre di trecento piedi; i suoi occhi diventarono infuocati come due fornaci, orribili le fattezze, e mandando guaiti felini, giù dalla bocca immonda le cadevano tizzi ardenti di bitume.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Valsorda