PARTE TERZA
LA VERITÁ SUL BURANCO
I.
Scredito della leggenda -
La discesa fortunata Pietro Canavese.
COSÌ le memorie del Buranco vennero sempre più perdendo il loro valore, e passò il pericolo che mettessero i brividi addosso ad alcuno, salvo forse a quei pochi semplicioni che, nel ricordare certe bubbole, dicono di crederci come.... al volar d'un asino. E in vero, la teoria di S. Tommaso è ormai la più accetta, e i tempi sono cambiati addirittura.
Tempora mutantur, et nos mutamur in illis,
cantò il poeta, a ragione; ma questa volta l'eroe sfidò il pericolo senza tanto pensarci, e gli ultimi deboli chiarori della leggenda si spensero per sempre.
Un mattino di settembre del 1891 certo Pietro Canavese nativo di Serra di Pamparato, ma vissuto quasi sempre a Toirano, giovane appena sopra i vent'anni, e un Ambrogio Vigliano, toiranese, a un di presso della medesima età, il quale si trova adesso in America, presero la via del Giovo, col deliberato proponimento di calarsi nel Buranco. Giunsero lassù provvisti di corde,e tosto diedero mano ai preparativi. A Toirano non ne avean fatto punto parola ad alcuno, salvo che ad un Andrea Maineri, giovane diciassettenne, e a un suo compagno, Giovan Battista Cavo, sui tre lustri, i quali dovevano recarsi quel mattino stesso coi muli a raccôr fogliame secco, com'è costume del paese; in fatti, i due giovinotti raggiunsero i compagni sul luogo, proprio allora che il Canavese stava tentando la discesa. Quell'arrivo fu una provvidenza, poichè i primi non avendo portato del canapo a sufficienza, si sarebbero poi trovati a mal partito nei momenti difficili dell'esplorazione, e quindi nell'impossibilità di venirne fuori, pur se compiuta felicemente.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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