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      Vigile sentinella del luogo spiccava il piccolo campanile; e sulla porta dell'oratorio, o chiesuola, si scorgeva l'affresco, color mattone, del martirio della Santa, lavoro che ha poco da invidiare a certe pitture delle nostre chiese e sopratutto di quella del vicin Boissano(37).
      Dal fianco di questa montagna può dirsi che abbian principio le moltiformi buche, tane, grotte o caverne, che s'incontrano salendo la stretta e malinconica valle del Giovo.
      La via che mena al santuario, a cominciare dall'erta, si svolge a brevi e lievi zig-zag per continuare a mezza costa in un lungo rettilineo, che si disnoda in alto con volte e risvolte, fiancheggiate da un lato da rari alberi d'olivo. Quasi sempre deserta, è assai frequentata in due ricorrenze dell'anno il 13 dicembre, festa della Vergine siracusana, e la sera del giovedì santo.
      Due ragioni speciali chiamano i forestieri al nostro borgo in quella solennità; la fiera di Santa Lucia, e la pietà dei fedeli, sempre numerosi e solleciti di accorrere al rinomato santuario e grotta a fin d'impetrarne guarigioni miracolose. La fiera è poco frequentata e attraente; consiste in vendita di panni, telerie, ferramenta, vestiarî, utensili di campagna, ed altro, senza mercato di bestiame. Ma sin dal primo mattino ha luogo un'affluenza notevole di forestieri, che si recano al santuario animati da sincera pietà; quale fiducioso di guarire del mal d'occhi, pregare la Santa e lavarsi nella pretesa acqua miracolosa della piscina, all'ingresso dell'oratorio; quale per visitare la celebre grotta, già riputata una volta primissima fra le ligustiche.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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