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      «Ritornavano essi dunque alla vita quali erano, o ringioviniti dall'assenza? Non erano dunque morti affatto? Soffrivano essi e chiedevano soccorso a’ loro simili? O si lagnavano solo della negligenza e dell'oblio?
      «L'idea di talune relazioni e di qualche vaga comunione di sentimento e di pensiero fra i viventi e i morti nacque ben presto da un tale sospetto. I morti provavano certo desiderî e bisogni; essi avevano certo coscienza delle attestazioni di tenerezza e di ricordanza. Potevasi dunque addolcire, alleviare la loro tristezza, i loro rimpianti, le loro inquietudini? Dubbio eterno, inseparabile dall'eterna separazione!»
      Ed Enrico Du Cleuziou:
      «Nella speranza della risurrezione futura i primi uomini accesero dinanzi alla tomba questo fuoco novello, questo inesauribile simbolo della generazione permanente; e il capo venerato della famiglia, il primo sacerdos magnus, puro di ogni unzione, si levò dicendo ad alta voce a tutti i suoi, riuniti in cerchio intorno a quel primo altare: - Le fosche tenebre sono annientate; il cielo si copre di albòri; vennero gli splendori della divina aurora, il sole è apparso nella maestà de’ pieni suoi raggi, per rinfrancare tutto ciò che è vacillante. Si risveglino pertanto in quest'istante, in ogni casa, i Dewas per innalzare inni, e raffermino così il trono su cui brilla la preziosa luce»(44).
      Attolite portas, principes, vestras et elevamini portae aeternales et introibit rex gloriae!
      Spalancate le porte: entri, entri il Re della luce e della gloria!


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Enrico Du Cleuziou Dewas