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      La vera vita, la vita della beata immortalità comincia.
      L'uomo delle nostre prische società si servì quasi esclusivamente della pietra per foggiar armi e utensili, e soltanto col progredire del consorzio civile venne in possesso della metallurgia: allora usò prima il bronzo, poi il ferro per lo stesso scopo. Onde gli archeologi divisero i tempi preistorici nelle tre età così dette della pietra, del bronzo e del ferro, la prima delle quali, perciò, dai primordi delle umanità finisce col nascere della metallurgia.
      I naturalisti, è noto, considerano l'uomo come l'ultimo anello d'una catena immensurabile, intersecata fra lo spazio ed il tempo, e lo reputano quale il compimento dell'intiero albero genealogico del regno animale. «Quest'uomo primitivo - scrive Haeckel nella sua famosa Storia della Creazione - era assai dolicocefalo, assai prognato; aveva capelli lanosi, una pelle nera o bruna, il corpo suo appariva rivestito di peli più abbondanti di quello che in veruna razza attuale: le braccia erano relativamente più lunghe e più robuste, e le gambe, all'opposto, più corte, più sottili e senza polpacci. Il portamento non era in lui verticale che a metà, ed aveva i ginocchi fortemente ripiegati.» Insomma, secondo la dottrina darwiniana - dell'evoluzione, cioè, o trasformazione - l'uomo sarebbe uscito dal gruppo degli antropoidi: non può essere derivato da nessuna scimmia vivente; ma «i due tipi dei primati - l'uomo e le antropomorfe - sono piuttosto derivati da una forma comune, che è più fortemente impressa negli stadii giovanili di entrambi»(45). Onde le antropomorfe e gli uomini avrebbero ab origine progenitori comuni; e così le stirpi esistenti dei primati, l'uomo non escluso, sarebbero il risultato di un itridismo lungo ed immenso(46).


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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