L'origine di essa, come quella delle altre caverne, sembra potersi naturalmente rintracciare nell'azione corroditrice delle acque del Varatella, lo scavatore tante volte secolare o millenario della mesta valle toiranese o, più esattamente, del Giovo. Il materiale, che ne riempie il suolo, è ivi pure dovuto all'acqua, all'aria ed all'uomo.
Pochi resti umani, ossa di mammiferi, di uccelli - specie quasi tutte ancor viventi in paese -, e manufatti, ossia punte, raschiatoi, utensili di transizione e cuspidi di freccia: tali gli avanzi rinvenuti dal paziente esploratore. Il quale opina - e con lui altri valenti naturalisti - che la tana del Colombo sia tra quelle che servirono di abitazione all'uomo ligure, quando ancor non sapeva costruirsi un ricovero con le sue mani nel tempo o stadio dell'età paleolitica, anzi da’ suoi primordî detti di Moustier. In quel tempo lontano viveva ancora sulle nostre montagne e colline, dove adesso verdeggia il pacifico olivo e son pompa d'autunno i nostri vigneti, viveva, dico, un grosso orso, assai vicino al grande orso delle caverne, e, come questo, ora estinto.
Allora il selvaggio abitatore della tana del Colombo, armato con semplici utensili di pietra e di osso, osava affrontare questa terribile fiera, ch'ei faceva cadere sotto i suoi replicati colpi, e della quale poi si pasceva, formando con le ossa parte di sue armi, e servendosi forse della folta pelliccia a difesa della rigida stagione. Ma i nostri cavernicoli non si cibavano soltanto della carne d'orso, sì ancora di bue, di cervo e d'altri ruminanti e d'uccelli.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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