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      Se il caso poi non è proprio stato così, non è improbabile se ne scostasse di molto.
      - Eccoci alla fine arrivati!
      - Scommetto - esclamò il compagno - che la delusione vi prende; sempre così: in generale la immaginazione sorpassa la realtà.
      Mi trovavo anch'io, adesso, sulla scesa della voragine.
      Un recesso ombrato da un ammasso di giovani faggi, e, intorno intorno dell'orrido vano, arbusti e arbuscelli. Un dopo l'altro, ci accostavamo con cautela a dare un'occhiata, chè l'abisso è solo esplorabile di verso ponente, salendo, cioè dalla parte della Zotta. Avanzai guardingo a sinistra, afferrandomi alla punta dello scoglio che si leva sull'orlo, e mi posi a guardar giù attentamente, con la massima curiosità. Sebbene lo speco fosse quasi muto di luce, se ne scorgeva assai bene il fondo, un fondo che, per essere coperto di fogliame secco, umido e incolore, presentava l'aspetto di una gora morta, putrida e profonda. Restai alcuni minuti fisso, silenzioso; poi mi tolsi di là per dar luogo ad altri, pur desiderosi di osservare. Lo confesso; ne avevo ricevuta un'impressione disgustosa e quasi di raccapriccio; allorchè mio fratello Pietro, volendo saggiare come suol dirsi il terreno, saltava di botto sul margine sottostante, abbrancandosi ai teneri rami d'un faggio per risalire a sinistra: aveva voluto vedere come potesse meglio gettarsi la corda. Pochi, o nessuno, avvertirono l'atto temerario; io ne rabbrividii, e tacqui. Se uno de’ teneri rami avesse ceduto, la folle sua inconsideratezza si poteva convertire in un dramma funebre.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Zotta Pietro