E l'allegria a scoppiettare nella prontezza e vivacità del dialogo, mentre il Tappo, sempre dubitoso e guardingo, pensava seriamente alla quistione della buca famosa, il garbo inesplorabile e senza fondo; e il giovane Zunino, poveretto, almanaccava anche lui chi sa quali e quanti misteriosi recessi! «Il fatto è, dicevano, che il Canavese non ebbe il coraggio di penetrar nella grotta; se gli fosse bastato l'animo.... Avrà visto l'apertura misteriosa, e non volle saperne di avventurarsi oltre.... Oh, un buco senza fondo, ci ha da essere!»
Ma chi faceva le spese delle chiacchiere, era Rosalba; la sua immagine geniale e buona ci stava dinanzi.
«Appostarla proprio qui! Villanzone d'un Gemisto, e poi.... tentarne l'onore e aver il coraggio di precipitarla giù.... Povera fanciulla! Si azzuffarono qui, essa cadde da questo punto. Che caso!»
- Rosalba?
- Alla sua memoria.... e della prima bambina, che ne porterà il bel nome nella nostra valle.
Chi faceva girare i pochi bicchieri e chi recava il barletto(62) alla bocca.
- Figliuoli, alla riuscita dell'esplorazione!
- Amen! - ripetemmo a coro.
E non occorse sparecchiare le mense.
Il giovane e rigoglioso faggio, che sorgeva sul piano inclinato dell'apertura, cadde sotto i pochi e ben assestati colpi d'accetta, rimanendone solo il tronco robusto, dell'altezza circa d'un metro; al quale venne affidato uno de’ capi della scala a corda, mentre gli amici fecero scorrere lentamente l'altro nella voragine. E perchè questo calasse senza forti oscillazioni, rimanendo poi fermo sul terreno, gli venne sodamente attaccato un grosso sasso.
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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze 1900
pagine 256 |
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Tappo Zunino Canavese Rosalba Gemisto
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