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      Rimasi punito della mia baldanza. Al contrario degli altri, presi a scendere scalzo. E subito un coro di voci, impietositi della mia persona greve e degli anni - a gridare a squarciagola:
      - Ferma, ferma! Non scendete!
      Ero ormai sulla bocca dell'abisso, proprio al punto in cui la scala a corda aderendo pel peso fortemente alla roccia, occorreva con forza staccarla per tenermi in punta di piedi sul breve scalino. Di giù, grida e urli:
      - Salite! Salite! Non si può.... Vedete le oscillazioni!
      Mi volsi a guardar nel profondo, in quel vano oscuro ed incerto, e scorsi tre o quattro torcie a vento muoversi, agitarsi con luce rossigna; udivo un crescendo di voci:
      - Su, su, è inutile; la corda oscilla; non si riesce. Su, su, su!
      Una scena d'inferno dantesco.
      Non essendo riuscito a posare i piedi fissi, era impossibile durarla; la forza delle mani svigoriva, il dondolìo della corda aumentava. Diedi ancora uno sguardo all'ingiù.... e stanco e umiliato risalii con la magra soddisfazione di aver visto il Buranco «tra i sospesi.»
      Dopo poco montò su il Tappo, il quale giunto sulla ripa, mandò un ah! prolungato, dicendo:
      - Non me lo credevo! Non c'è nulla! Nulla! Nulla!
      - Ma l'apertura inesplorata, la buca che inghiotte le pietre e manda un suono lamentoso?....
      - Nulla, dico; non l'avrei mai creduto. Ma son contento, ho visto e toccato.
      - Sarai dunque persuaso?
      - Persuaso, persuasissimo.
      I compagni cominciavano a salire, chè l'esplorazione durava da circa quaranta minuti.
      Osservato e accertato il fondo in ogni sua parte, non era certo un piacere il rimanere in quell'ambiente mefitico e greve; per la qual cosa, dopo un breve indugiare, anche gli ultimi salirono, contenti di respirare l'aria pura, ossigenata del Giovo, e sorridere ai raggi miti del sole.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





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