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      - Che cos'è dunque il Buranco? Quale il vostro giudizio?
      La risposta, non ha molta importanza, ma è autentica e bollata.
      Il rinomato bàratro non è altro che una semplice voragine, profonda circa trenta metri e larga da dieci a dodici, in media, le pareti della quale sono irregolarmente circolari dall'alto al basso, sin quasi a un terzo della sua distesa; donde in seguito, con uguale irregolarità, scendono sino al fondo in forma di piramide triangolare.
      Sui lembi della parte superiore - talor detta impropriamente, cratere, forse per darne un'idea efficace - che si potrebbe paragonare, con poca esattezza, a un tronco di cono arrovesciato, d'una lunghezza media tra’ cinque agli otto metri su piano inclinato, levansi, come già dissi, cespugli di faggi e di nocciuoli, alcuni de’ quali divenuti alte e rigogliose piante, con la mesta lor ombra sembrano atteggiarsi a fidi custodi dell'orrido e malfido luogo.
      A partir da quel punto - dalla base, cioè, del su immaginato tronco di cono, la roccia si stende d’ogn'intorno a perpendicolo; ma più in basso - di verso greco-tramontana - la parete s'allarga a grado a grado, internandosi sul pavimento o fondo del gran pozzo: onde, per chi si trovi laggiù, assume l'aspetto d'un antro o piccola grotta, come appunto la chiamava l'ardito giovane Canavese; il quale, solo e mancante di mezzi, naturalmente non osò di avventurarvisi. La stessa si protende da tre a quattro metri ad angolo, - anche in ciò inesatta dal giudizio del primo esploratore. - Nella sua estremità, per chi non aveva e veduto toccato, si doveva trovare l'apertura del foro o buco, che fece tremare le vene e i polsi a tante generazioni.


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La leggenda del Burando
Streghe folletti e apparizioni in Liguria
di Baccio Emanuele Maineri
Tipogr. Franceschini Firenze
1900 pagine 256

   





Buranco Canavese