Egli solo era capace di mettere a soqquadro la città. Succedevano per esempio di queste scene. Incontra una signora per via:
- Cosa le pare della Emma?
- Che n’è successo? Non so niente.
- Come! non sa? Nientemeno che è fuggita col marchesino tale.
- Ohhh!... Dice davvero?
- Perbacco: l’ho saputo da suo fratello, poveretto, che si trova in uno stato da far compassione.
- Lo credo io!... Chi l’avrebbe detto; una ragazza che pareva il tipo del candore!...
- Ma!... A questo mondo non si può mettere la mano sul fuoco per nessuno!...
La signora, armata di questa notizia, corre da tutte le amiche, e le maraviglie, i commenti, le chiacchere infinite si possono imaginare più presto che descrivere. La società veneziana è agitata come un oceano; ognuno ripete la storiella degli amanti fuggiti, e ciascuno parla di loro come di suoi parenti. Quand’ecco un damerino, ansante, sudato, entra in un salotto, e con voce solenne, come esordisse un’orazione in Parlamento:
- Cosa inaudita o signori! Ho veduta la Emma sulla riva degli Schiavoni!
Gli eh, gli oh si avvicendano, si confondono; il malcapitato soffoca tra le domande; non sa più a chi dare ascolto; innalza mentalmente una preghiera al cielo per uscire illeso da tanta battaglia... ed ecco giungere dal cielo un secondo ganimede, un terzo, un quarto; positivamente la signora Emma non è fuggita, e il marchesino X non solo non si è mai mosso da Venezia, ma non ebbe mai per il capo l’idea di corteggiare la signora predetta. Nuova sorpresa, maraviglie nuove, confusione; ma la scena cambia, e chi fu inteso prima titolar la signora Emma di leggera e di svergognata, ora esclama:
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Emma Parlamento Emma Schiavoni Emma Venezia Emma
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