... e il farmacista Ancillo, con le braccia conserte, al seno, guarda e sorride!
Al falso sapeva abilmente mescolare il vero; per questo egli era sempre creduto. Per essere il primo a scoprire una cosa, avrebbe venduta l’acqua del battesimo. Pedinava gl’innamorati, li seguiva da per tutto come l’ombra del loro corpo, capace persino di aspettarli un’intera notte all’uscio della loro amante onde riferire con sicurezza le ore, i minuti, i secondi che erano stati insieme; poi corrompeva i servitori per farli cantare, e diffondeva ciò che riusciva a sapere, coi relativi chiari e scuri e le mezze tinte maliziosette. Talora pagava salate le sue indiscrezioni, come una volta che avendo punta nell’onore la fidanzata di certo Spinelli, questi gli tirò a bruciapelo un colpo di pistola, il quale fortunatamente fallì. Fu allora che il Buratti, vicino a partire per la campagna, scriveva a un amico:
Saluda chi ti credi,
E dighe al farmacopolaChe dopo quela scopola
El regola i bomò.
L’Ancillo non era un’aquila, ma neanche privo di coltura. Impiegò metà della vita a studiar l’inglese e l’altra metà a meditare un viaggio in Inghilterra. Si dava l’aria di poeta, e credeva di aver ali così robuste da emulare il Buratti; ma componeva versi laidissimi, senza gusto nè arte, e sono inediti ancora, e si spera che resteranno per grazia di Dio. Del Buratti per altro avea paura, e lo minacciava di non so quali tremendi castighi se lo avesse preso di mira. Le stesse cose gli ripeteva il nobil uomo Marco Priuli «che se inquieta de chi dixe mal in verso» - notava il Buratti - «dopo che lu fa altretanto in cativa prosa da la matina a la sera».(42) A buon conto si faceva aspettare sempre da un codega(43) e condurre a casa.
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