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      .. Ma una governante, di cui si ebbe campo di conoscere in tante occasioni la premura e la devozione; la figlia d’un vecchio domestico di famiglia, che ci vide nascere, fu l’amico della nostra infanzia, e al quale ci lega un intimo senso di gratitudine, non può certo essere per noi una donna come tutte le altre. L’avesse trovata a Venezia confusa tra la folla, il Buratti, dopo il possesso, non se ne sarebbe più ricordato; ma in circostanze così nuove, sentì rimorso di perderla, e le diede il suo nome. Questo il lettore probabilmente non lo indovinava.(88)
      «Piuttosto che vedarla vitima del mio capricio» - scrive il poeta in una delle note a’ suoi versi - «me son determinà coragiosamente a scontar col matrimonio la colpa de un passo falso... El mondo, che no vede el cuor, ma giudica de le azion umane da quelo che le aparisse, à dito orori de ste mie noze.» E di che cosa non dice corna il mondo? Seduci la tua serva e l’abbandoni: che birbone! - ti grida. La sposi? - orrore! - getti nel fango il tuo nome, preferisci una serva a tante fanciulle onorate, degne di te. Sposi una fanciulla onesta? Il mondo s’incarica di esaminare se ha dote, se tu meriti lei o ella te; compiange uno dei due, secondo i casi, ma sempre compiange qualcuno: rare volte approva. Ed anche approvando non ha finito, chè se vuoi bene alla tua sposa e le usi in pubblico quelle dilicate e care attenzioni che suggeriscono la tenerezza e l’affetto, niuno fiata nei primi mesi, poi si mormora, poi si ride, poi ti si dà del ragazzo o dell’imbecille, e qualche vecchia Maddalena impenitente dirà persino che gli sei stomachevole.


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Il principe dei satirici veneziani Pietro Buratti
di Vittorio Malamani
Tipografia dell'Ancora Venezia
1887 pagine 115

   





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