Oh infischiatevi, infischiatevi del mondo, di questa pubblica opinione che non ha opinione; turatevi le orecchie e passate innanzi! Parlo agli uomini. Le donne sono più infelici; un buffo di vento contrario può squarciare la fragile tela della loro virtù, e gittarle nel baratro del disonore senza colpa veruna. A queste vittime innocenti del pubblico delitto, che niuna legge punisce, altro non resta che invocare gli oceani di abbracciarsi sulle più alte montagne, e seppellire per sempre le nequizie umane.
Ma io divento tragico, e non giova; che se oggi, per una ipotesi impossibilissima, tutti gli abitanti del globo mi leggessero, non ne troverei probabilmente uno che mi desse torto; e domani tutti gli abitanti del globo sarebbero come oggi, come sono sempre stati, come saranno sempre.
Una infinitesima parte del mondo predetto, criticante il Buratti, la vediamo rappresentata da Nicoletto Streffi e dall’Ancillo; il primo per vendetta di quel certo poema, il secondo per ingenita inclinazione di burlare il prossimo. Costoro si unirono in società, e fecero stampare e diffusero a migliaia di copie un canto nuziale sciocco e volgare:
Scenda sul talamoDel vate illustre
D’ambrosia e nettare,
D’unguenti e dittamiPioggia trilustre...
Il quale canto trafisse il cuore al poeta come una spada, imperocchè era forse ancora sì ingenuo da credere nell’amicizia. Fu da quel momento che i suoi rapporti coll’Ancillo si raffreddarono assai, e volle alludere per avventura a questa disillusione scrivendo:
Scoverta sicura!
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Buratti Nicoletto Streffi Ancillo Ancillo
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