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      A Venezia la satira fu in ogni tempo un componimento geniale, e talora salì a grande altezza, ma non ebbe mai, ch’io sappia, l’abbondanza, la vena, la imaginosa ed artistica forma della satira burattiana. Mirabile sopratutto è nel Buratti la potenza rappresentativa. Bellissimo esempio di essa è il poemetto L’omo, in cui son divisate le diverse età della vita, com’era a tempo suo. Dapprima l’uomo ci comparisce bambino.
      Che trafila de pene e de secàe(129)
      Co al primo sviluparse del criterioLa mestra me darà le sculazzae
      Per lezer l’alfabeto sul salterio!
      Che tormento sentirme dir: - tasé, -
      Co vogia ghavarìa de ciacolar;(130)
      - Ste quieto, bardasson, no ve mové -
      Co vogia ghavarìa de caminar!
      Pianzerò per aver l’abito bèloDa comparir la festa un parigin,
      Pianzerò per comprarme el capitèlo,(131)
      La carozza, el subìolo,(132) el tamburin.
      E po un omo, vestìo tuto de scuro,
      Al prezo che se loga un servitor,
      L’impegno se torà, co muso duro,
      De farme deventar presto un dotor.
      Un prete ipocrita gl’insegna il latino. Intanto cresce, raggiunge il terzo lustro, e
      . . . . . qualche donaMe dixe a pian pianin: che bel putèlo!(133)
      Cacciato in un collegio, compie gli studi, e impara molti secreti di storia naturale. Si getta nel mondo, e s’innamora di tutte le donne. Non fa che andar su e giù tutto il dì per le botteghe dei sarti, onde tenersi al corrente del variar della moda.
      Col favor de sta scienza peregrinaChe da Milan ricavo e da Parigi,
      Intaco la mesata e la musina,(134)
      E ridugo in çentesimi i luigi.
      Intanto qualche bon fisionomista


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Il principe dei satirici veneziani Pietro Buratti
di Vittorio Malamani
Tipografia dell'Ancora Venezia
1887 pagine 115

   





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