Pietro Buratti.
V’ha molta poesia, e dello spirito in quelle Epistole; ma elle sono scritte in uno stile frizzante alquanto e satirico.
Particolarmente l’Autore fe’ scopo di questa sua poesia il Buratti, che laudandolo oltre misura, fa scherzo di lui con satirici modi, e sotto il manto di decantarne il merito e le virtù, ne rappresenta i difetti, e ricorda i mali fatti colla sua penna. Si raccomanda poi alla di lui discrezione, affinchè non lo aggiunga alle tante vittime dei suoi versi.
Ma affinchè meglio si possa conoscere lo spirito e lo scopo di queste Epistole, io le indicherò ad una ad una brevemente.
I. Epistola. - L’autore ringrazia Martelli per aver trovata degna d’un qualche encomio la breve pistola che gli avanzò dall’umile suo soggiorno di Bertiolo. Si diffonde in squarci allegorici, e descrive la malattia di cui va afflitto, nel qual racconto non vi sarebbe di sconcio, dovendo render l’Epistola di pubblica ragione, che delle espressioni indecenti, a credere cha l’artritico morbo fosse
Della vaga Venere ardente morso,
come egli stesso si esprime.
II. Epistola. - Allude al principio l’Autore a quel tale che non pagollo delle mercedi sue forensi, e per cui ad Astrea presentò querela. Si dee ritenere che sia un pubblico funzionario il debitore, quando si leggeContro tal che pagato ex abundanti
Dal generoso Sir che ne governa.
Pubblicata colle stampe l’Epistola, potrebbe dar ella argomento ad investigazioni, e conoscersi la persona; e le indagini e la scoperta tantoppiù mal converrebbero, trattandosi di un impiegato esposto così al biasimo universale.
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