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      Abolita la proprietà individuale, il governo, che è il suo difensore, deve sparire. Se sopravvivesse esso tenderebbe continuamente a ricostituire, sotto una forma qualsiasi, una classe privilegiata ed oppressiva.
      E l’abolizione del governo, non significa, non può significare il disfacimento della connessione sociale. Bene al contrario, la cooperazione che oggi è forzata, che oggi è diretta al vantaggio di pochi, sarebbe libera, volontaria e diretta al vantaggio di tutti; e perciò diventerebbe tanto più intensa ed efficace.
      L’istinto sociale, il sentimento di solidarietà si svilupperebbe al più alto grado: e ciascun uomo farebbe tutto quello che può per il bene degli altri uomini, tanto per soddisfare ai suoi sentimenti affettivi, quanto per beninteso interesse.
      Dal libero concorso di tutti, mediante l’aggrupparsi spontaneo degli uomini secondo i loro bisogni e le loro simpatie, dal basso all’alto, dal semplice al composto, partendo dagli interessi più immediati per arrivare a quelli più lontani e più generali, sorgerebbe un’organizzazione sociale, che avrebbe per scopo il maggior benessere e la maggiore libertà di tutti, abbraccerebbe tutta l’umanità in fraterna comunanza e si modificherebbe e migliorerebbe a seconda del modificarsi delle circostanze e degli insegnamenti dell’esperienza.
      Questa società di liberi, questa società di amici è l’anarchia.
     
     * * *

      Noi abbiamo finora considerato il governo quale è, quale deve necessariamente essere, in una società fondata sul privilegio, sullo sfruttamento e l’oppressione dell’uomo da parte dell’uomo, sull’antagonismo degl’interessi, sulla lotta intrasociale, in una parola sulla proprietà individuale.


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L'anarchia
di Errico Malatesta
pagine 75