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      E questa è la sola via per la quale le masse possano elevarsi, poiché è solo colla libertà che uno s’educa ad esser libero, come è solo lavorando che uno può imparare a lavorare. Un governo, quando non avesse altri inconvenienti, avrebbe sempre quello di abituare i governati alla soggezione, e di tendere a diventare sempre più opprimente e farsi sempre più necessario.
      D’altronde, se si vuole un governo che debba educare le masse ed avviarle all’anarchia, bisogna pure indicare quale sarà l’origine, il modo di formazione di questo governo.
      Sarà la dittatura dei migliori? Ma chi sono i migliori?
      E chi riconoscerà loro questa qualità? La maggioranza sta d’ordinario attaccata a vecchi pregiudizii, ed ha idee ed istinti già sorpassati da una minoranza meglio favorita; ma fra le mille minoranze che tutte credono di aver ragione, e tutte possono averla in qualche parte, da chi e con qual criterio si sceglierà, per mettere la forza sociale a disposizione di una di esse, quando solo l’avvenire può decidere fra le parti in litigio? Se pigliate cento partigiani intelligenti della dittatura, voi scoprirete che ciascuno di loro crede che egli dovrebbe, se non essere proprio il dittatore, o uno dei dittatori, almeno trovarsi molto vicino alla dittatura. Dunque dittatori sarebbero coloro che, per una via o per un’altra, riuscissero ad imporsi; e, coi tempi che corrono, si può esser sicuri che tutte le loro forze sarebbero impiegate nella lotta per difendersi contro gli attacchi degli avversarii, lasciando in dimenticanza ogni velleità educatrice, se mai ne avessero avute.


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L'anarchia
di Errico Malatesta
pagine 75