Libertà, dunque, per tutti di propagare ed esperimentare le proprie idee, senza altro limite che quello che risulta naturalmente dall'eguale libertà di tutti.
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Ma a questo si oppongono — e si oppongono colla forza brutale — coloro che sono i beneficiari degli attuali privilegi e dominano e regolano tutta la vita sociale presente.
Essi hanno in mano tutti i mezzi di produzione, e quindi sopprimono, non solo la possibilità di esperimentare nuovi modi di convivenza sociale, non solo il diritto dei lavoratori di vivere liberamente col proprio lavoro, ma anche lo stesso diritto all'esistenza, ed obbligano chi non è proprietario a lasciarsi sfruttare ed opprimere se non vuole morire di fame.
Essi hanno polizie, magistrature, eserciti, creati appositamente per difendere i loro privilegi; e perseguitano, incarcerano, massacrano coloro che oggi tengono sottoposti.
Lasciando da parte l'esperienza storica (la quale dimostra che mai una classe privilegiata si è spogliata, in tutto o in parte, dei suoi privilegi, e mai un governo ha abbandonato il potere se non vi è stato obbligato dalla forza), bastano i fatti contemporanei per convincere chiunque che la borghesia ed i governi intendono impiegare la forza materiale per difendersi, non solo contro l'espropriazione totale, ma anche contro le più piccole pretese popolari, e son pronti sempre alle più atroci persecuzioni, ai più sanguinosi massacri.
Al popolo che vuole emanciparsi non resta altra via che quella di opporre la forza alla forza.
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