La miseria abbrutisce l'uomo e per distruggere la miseria bisogna che gli uomini abbiano coscienza e volontà. La schiavitù educa gli uomini ad essere schiavi, e per liberarsi dalla schiavitù v'è bisogno di uomini aspiranti a libertà. L'ignoranza fa sì che gli uomini non conoscano le cause dei loro mali e non sappiano rimediarvi, e per distruggere l'ignoranza bisogna che gli uomini abbiano il tempo ed il modo d'istruirsi.
Il governo abitua la gente a subìre la legge ed a credere che la legge sia necessaria alla società: e per abolire il governo bisogna che gli uomini siano persuasi della sua inutilità e del suo danno.
Come uscire da questo circolo vizioso?
Fortunatamente la società attuale non è stata formata dalla volontà illuminata di una classe dominante che abbia potuto ridurre tutti i dominati a strumenti passivi ed incoscienti dei suoi interessi. Essa è il risultato di mille lotte intestine, di mille fattori naturali ed umani agenti casualmente senza criteri direttivi; e quindi non vi sono divisioni nette né tra gli individui né tra le classi.
Infinite sono le varietà di condizioni materiali; infiniti i gradi di sviluppo morale ed intellettuale; e non sempre — diremmo quasi molto raramente — il posto che uno occupa in società corrisponde alle sue aspirazioni. Spesso alcuni cadono in condizioni inferiori a quelle a cui sono abituati, ed altri per circostanze eccezionalmente favorevoli, riescono ad elevarsi a condizioni superiori a quelle in cui sono nati. Una parte notevole del proletariato è già arrivata ad uscire dallo stato di miseria assoluta, abbrutente, o non ha mai potuto esservi ridotta; nessun lavoratore, o quasi nessuno, si trova nello stato d'incoscienza completa, di completa acquiescenza alle condizioni che gli fanno i padroni.
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