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      Noi dobbiamo cercare che il popolo, nella sua totalità o nelle sue varie frazioni, pretenda, imponga, prenda da sé, tutti i miglioramenti, tutte le libertà che desidera, mano mano che giunge a desiderarle ed ha la forza d'imporle: e, propagando sempre tutto intero il nostro programma e lottando sempre per la sua attuazione integrale, dobbiamo spingere il popolo a pretendere ed imporre sempre di più, fino a che non ha raggiunto l'emancipazione completa.
     
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      L'oppressione che più direttamente preme sui lavoratori, e che è la causa principale di tutte le soggezioni morali e materiali cui i lavoratori sottostanno, è l'oppressione economica, vale a dire lo sfruttamento che i padroni ed i commercianti esercitano su di loro, grazie all'accaparramento di tutti i grandi mezzi di produzione e di scambi.
      Per sopprimere radicalmente e senza pericolo di ritorno questa oppressione, occorre che il popolo tutto sia convinto del diritto che esso ha all'uso dei mezzi di produzione, e che attui questo suo diritto primordiale espropriando i detentori del suolo e di tutte le ricchezze sociali e mettendo quello e queste a disposizione di tutti.
      Ma si può ora stesso metter mano a questa espropriazione? Si può oggi passare direttamente, senza gradi intermedi, dall'inferno in cui si trova ora il proletariato, al paradiso della proprietà comune?
      La prova che il popolo non è ancora capace di espropriare i proprietari sta nel fatto che non li espropria.
      Che cosa bisogna fare nel mentre che arrivi il giorno dell'espropriazione?


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L'anarchia
di Errico Malatesta
pagine 75