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      Dalla lotta economica bisogna passare alla lotta politica, cioè alla lotta contro il governo; ed invece di opporre ai milioni dei capitalisti gli scarsi centesimi a stento accumulati dagli operai bisogna opporre ai fucili ed ai cannoni, che difendono la proprietà, quei mezzi migliori che il popolo potrà trovare per vincere la forza con la forza.
     
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      Per lotta politica intendiamo la lotta contro il governo. Governo è l'insieme di quegli individui che detengono il potere, comunque acquistato, di far la legge ed imporla ai governati, cioè al pubblico.
      Conseguenza dello spirito di dominio e della violenza con cui alcuni uomini si sono imposti agli altri, esso è nello stesso tempo creatore e creatura del privilegio e suo difensore naturale.
      Erroneamente si dice che il governo compie oggi la funzione di difensore del capitalismo, ma che abolito il capitalismo esso diventerebbe rappresentante e gerente degli interessi generali. Prima di tutto il capitalismo non si potrà distruggere se non quando i lavoratori, cacciato il governo, prendano possesso della ricchezza sociale ed organizzano la produzione ed il consumo, nell'interesse di tutti, da loro stessi, senza aspettare l'opera di un governo, il quale, anche a volerlo non sarebbe capace di farlo.
      Ma v'è di più: se il capitalismo fosse distrutto e si lasciasse sussistere un governo, questo, mediante la concessione di ogni sorta di privilegi, lo creerebbe di nuovo, poiché non potendo contentar tutti, avrebbe bisogno di una classe economicamente potente che lo appoggi in cambio della protezione legale e materiale che ne riceve.


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L'anarchia
di Errico Malatesta
pagine 75