Per conseguenza, non si può abolire il privilegio e stabilire solidamente e definitivamente la libertà e l'eguaglianza sociale se non abolendo il governo — non questo o quel governo, ma l'istituzione stessa del governo.
Però, in questo come in tutti i fatti d'interesse generale, più che in qualunque altro occorre il consenso della generalità; e perciò dobbiamo sforzarci di persuadere la gente che il governo è inutile e dannoso, e che si può vivere meglio senza governo.
Ma, come abbiamo già ripetuto, la sola propaganda è impotente a convincere tutti — e se noi volessimo limitarci solo a predicare contro il governo, aspettando, altrimenti inerti, il giorno in cui il pubblico sarà convinto della possibilità ed utilità di abolire completamente ogni specie di governo, quel giorno non verrebbe mai.
Sempre predicando contro ogni specie di governo, sempre reclamando la libertà integrale, noi dobbiamo favorire tutte le lotte per le libertà parziali, convinti che nella lotta s'impara a lottare, e che incominciando a gustare un po' di libertà si finisce col volerla tutta. Noi dobbiamo essere sempre col popolo, e quando non riusciamo a fargli pretender molto, cercare che almeno cominci a pretender qualche cosa; e dobbiamo sforzarci perché apprenda, poco o molto che voglia, a volerlo conquistare da sé, e tenga in odio ed in disprezzo chiunque sta o vuole andare al governo.
Poiché il governo tiene oggi il potere di regolare, mediante le leggi, la vita sociale ed allargare o restringere la libertà dei cittadini, noi non potendo ancora strappargli questo potere, dobbiamo cercare di diminuirglielo, e di obbligarlo a farne l'uso meno dannoso possibile.
| |
|