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      E se la massa del popolo non risponderà all'appello nostro, noi dovremo — in nome del diritto che abbiamo di esser liberi anche se gli altri vogliono restare schiavi e per l'efficacia dell'esempio — attuare da noi quanto più potremo delle nostre idee, e non riconoscere il nuovo governo, e mantener viva la resistenza, e far sì che i comuni dove le nostre idee saranno simpaticamente accolte respingano ogni ingerenza governativa e si ostinino a voler vivere a modo loro.
      Noi dovremo, sopratutto, opporci con tutti i mezzi alla ricostruzione della polizia e dell'esercito, e profittare dell'occasione propizia per eccitare i lavoratori allo sciopero generale con quelle maggiori pretese che a noi riesca d'indurli ad avere.
      E comunque vadano le cose, continuare sempre a lottare, senza un istante di interruzione, contro i proprietari e contro i governanti, avendo sempre in vista l'emancipazione completa, economica, politica, morale, di tutta quanta l'umanità.
     
     * * *

      Noi vogliamo dunque abolire radicalmente la dominazione e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo; noi vogliamo che gli uomini, affratellati da una solidarietà cosciente e voluta, cooperino tutti volontariamente al benessere di tutti; noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il medesimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale; noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza.
      E per raggiungere questo scopo supremo noi crediamo necessario che i mezzi di produzione siano a disposizione di tutti, e che nessun uomo, o gruppo di uomini possa obbligare gli altri a sottostare alla sua volontà, né esercitare la sua influenza altrimenti che con la forza della ragione e dell'esempio.


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L'anarchia
di Errico Malatesta
pagine 75