Poichè Mazzini di fronte all’irrompere delle nuove tendenze s’irrigidiva nel suo dogmatismo teologico-politico e scomunicava chi non credeva in Dio; e Garibaldi, il quale voleva persuadere se stesso e gli altri di stare sempre alla testa del progresso, diceva e disdiceva ed in fondo non capiva nulla.
Da ciò il disagio morale ed intellettuale, che aggiunto all’incertezza ed all’impotenza politiche teneva agitata e scontenta la migliore gioventù italiana.
In tale condizione degli spiriti un uomo come Bakunin, con la fama di grande rivoluzionario europeo che l’accompagnava, con la sua ricchezza e modernità d’idee, con la sua foga e la forza avvincente della sua personalità, non poteva non fare forte impressione su coloro che lo avvicinavano. Ma non poteva creare un movimento a larga base, veramente popolare, causa dei pregiudizi patriottici e borghesi dell’ambiente e per il fatto che molti, malgrado la mutata coscienza, si sentivano ancora legati da giuramenti prestati alla vecchia setta; al che bisogna aggiungere le difficoltà che gli venivano dall’essere straniero, poco pratico della lingua italiana e soggetto sempre ad essere espulso dalla polizia.
Ed infatti egli riuscì subito ad interessare degli uomini di valore, che credettero a prima giunta di trovare nelle sue idee la soluzione dei dubbi che li tormentavano, ma non potette far presa sulle masse. D’altronde il pensiero di Bakunin era allora in continua evoluzione, e se egli, spinto dal suo temperamento e dalla logica delle sue premesse, arrivò presto a conclusioni nettamente socialiste ed anarchiche, molti dei suoi primi aderenti non potettero seguirlo e man mano si ritrassero, sostituiti però sempre da nuovi più idonei elementi.
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