Secondo il suo sistema, la volontà (potenza creatrice di cui noi non possiamo comprendere la natura e la sorgente, come del resto non comprendiamo la natura e la sorgente della “materia” e di tutti gli altri “primi principi”) la volontà, dico, che contribuisce poco o molto a determinare la condotta degl’individui e delle società, non esiste, non è che un’illusione. Tutto quello che fu, che è e che sarà, dal corso degli astri alla nascita ed alla decadenza di una civiltà, dal profumo di una rosa al sorriso di una madre, da un terremoto al pensiero di un Newton, dalla crudeltà di un tiranno alla bontà di un santo, tutto doveva, deve e dovrà accadere per una sequela fatale di cause e di effetti di natura meccanica, che non lascia nessuna possibilità di variazione. L’illusione della volontà non sarebbe essa stessa che un fatto meccanico.
Naturalmente, logicamente, se la volontà non ha alcuna potenza, se tutto è necessario e non può essere diversamente, le idee di libertà, di giustizia, di responsabilità non hanno nessun significato, non corrispondono a niente di reale.
Secondo la logica non si potrebbe che contemplare ciò che accade nel mondo, con indifferenza, piacere o dolore, secondo la propria sensibilità, ma senza speranza e senza possibilità di cambiare alcunchè.
Kropotkin, dunque, che era molto severo con il fatalismo dei marxisti, cadeva poi nel fatalismo meccanico, che è ben più paralizzante.
Ma la filosofia non poteva uccidere la potente volontà che era in Kropotkin. Egli era troppo convinto della verità del suo sistema per rinunziarvi, o solamente sopportare tranquillamente che lo si mettesse in dubbio; ma egli era troppo appassionato, troppo desideroso di libertà e di giustizia per lasciarsi fermare dalla difficoltà di una contraddizione logica e rinunziare alla lotta.
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Newton Kropotkin
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