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      È la storia che cammina; è inutile dunque perdere tempo a lamentarsi delle vie che essa sceglie, poichè queste vie le sono state tracciate da tutta un’evoluzione anteriore.
      Ma la storia è fatta dagli uomini; e siccome noi non vogliamo restare spettatori indifferenti e passivi della tragedia storica, siccome vogliamo concorrere con tutte le nostre forze a determinare gli avvenimenti che ci sembrano più favorevoli alla nostra causa, ci abbisogna per questo un criterio che ci serva di guida nell’apprezzamento dei fatti che si producono, sopratutto per saper scegliere il posto che dobbiamo occupare nella battaglia.
      Il fine giustifica i mezzi. Si è molto maledetta questa massima; ma in realtà essa è la guida universale della condotta. Sarebbe però meglio il dire: ogni fine vuole i suoi mezzi. Poichè la morale bisogna cercarla nello scopo; il mezzo è fatale.
      Stabilito lo scopo a cui si vuol giungere, per volontà o per necessità, il gran problema della vita sta nel trovare il mezzo che secondo le circostanze, conduce con maggiore sicurezza e più economicamente, allo scopo prefisso. Dalla maniera con cui viene risolto questo problema dipende, per quanto può dipendere dalla volontà umana, che un uomo o un partito raggiunga o no il suo fine, che sia utile alla sua causa o serva senza volerlo, alla causa nemica. Aver trovato il buon mezzo: qui sta tutto il segreto dei grandi uomini e dei grandi partiti che hanno lasciato le loro tracce nella storia.
      Noi non lottiamo per metterci al posto degli sfruttatori e degli oppressori di oggi, e non lottiamo neppure per il trionfo di una vacua astrazione.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338