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      Noi vogliamo il trionfo della libertà e dell’amore.
      Ma per questo dovremo noi rinunciare all’impegno dei mezzi violenti? Niente affatto. I nostri mezzi sono quelli che le circostanze ci permettono ed impongono.
      Certo, noi non vorremmo strappare un capello a nessuno; vorremmo asciugare tutte le lacrime senza farne versare alcuna. Ma c’è forza lottare nel mondo tale come questo è, sotto pena di restare sognatori sterili.
      Verrà il giorno, lo crediamo fermamente, in cui sarà possibile fare il bene degli uomini senza fare male nè a sè nè agli altri; ma oggi questo è impossibile. Anche il più puro e dolce dei martiri, quegli che si farebbe trascinare al patibolo per il trionfo del bene, senza far resistenza, benedicendo i suoi persecutori come il Cristo della leggenda, anche lui farebbe del male. Oltre al male che farebbe a sè stesso, che pur deve contare qualche cosa, farebbe spargere amare lacrime a tutti quelli che lo amassero.
      Si tratta a dunque, sempre, in tutti gli atti della vita, di scegliere il minimo male, di tentare di fare il meno male per la più grande somma di bene possibile.
      L’umanità si trascina penosamente sotto il peso della oppressione politica ed economica: è abbrutita, degenerata, uccisa (e non sempre lentamente) dalla miseria, dalla schiavitù, dalla ignoranza e dai loro effetti. Per la difesa di questo stato di cose esistono potenti organizzazioni militari e poliziesche, le quali rispondono con la prigione, il patibolo ed il massacro ad ogni serio tentativo di cambiamento.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





Cristo