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      Non vi sono mezzi pacifici, legali, per uscire da questa situazione; ed è naturale ciò, perchè la legge è fatta espressamente dai privilegiati per la difesa dei propri privilegi. Contro la forza fisica che ci sbarra il cammino, non v’è per vincere che l'appello alla forza fisica, non v’è che la rivoluzione violenta.
      Evidentemente la rivoluzione produrrà molte disgrazie, molte sofferenze; ma se anche ne producesse cento volte di più, essa sarebbe sempre una benedizione in confronto a quanti dolori son causati oggi dalla cattiva costituzione della società.
      E per amor degli uomini che siamo rivoluzionari: e non è colpa nostra, se la storia ci costringe a questa dolorosa necessità.
      Dunque per noi anarchici, o almeno (giacché infine le parole sono convenzionali) per coloro fra gli anarchici che la pensano come noi, ogni atto di propaganda o di realizzazione con la parola o coi fatti, individuale o collettivo, è buono quando serve ad avvicinare e facilitare la rivoluzione, quando assicura ad essa il concorso cosciente delle masse e le dà quel carattere di liberazione universale, senza di cui potrebbe bensì aversi una rivoluzione, ma non quella rivoluzione che noi desideriamo. Ed è sopra tutto in fatto di rivoluzione che bisogna tener conto del mezzo più economico, poichè per essa la spesa si totalizza in vite umane.
      Conosciamo abbastanza le condizioni strazianti materiali e morali in cui si trova il proletariato, per spiegarci gli atti di odio, di vendetta, ed anche di ferocia che potranno prodursi.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338