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      È permesso agli anarchici, che stanno sempre, almeno intenzionalmente, in guerra guerreggiata con la classe capitalistica, è permesso agli anarchici, in coerenza coi loro principi, togliere ai ricchi della roba (denaro e oggetti preziosi) per servirsene per la propaganda, per l’armamento e per tutti i bisogni della lotta? E non potendo requisire il denaro apertamente, in guerra dichiarata, è permesso impadronirsene di nascosto, adoperando quelle che possono chiamarsi astuzie di guerra in una parola rubando?
      Teoricamente non pare che vi possa esser dubbio sul diritto di adoperare, in una guerra giusta, tutti i mezzi atti a facilitare ed assicurare la vittoria senza ledere il sentimento di umanità. Ma bisogna vedere se un mezzo è poi realmente utile, se ciò che è moralmente permesso è praticamente consigliabile.
      Il metodo (il furto per la propaganda) è stato in vari paesi ed in varie epoche predicato e praticato da speciali gruppi anarchici; ma ha dato sempre frutti disastrosi.
      E potrei dire lo stesso di altri partiti e di epoche gloriose nella storia d’Italia, ma preferisco non occuparmi qui che delle cose nostre.
      Il denaro corrompe e corrompe pure la necessità di nascondere il proprio essere, di fingere, d’ingannare, di adoperare quelle arti necessarie al ladro se non vuole andare in prigione come un imbecille.
      Quanti giovani generosi, quante belle nature si sono sciupate per questa fisima del rubare per la propaganda!
      S’incomincia col ricercare la compagnia dei ladri di mestiere, perchè anche il rubare è un mestiere che bisogna imparare.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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