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      E le spie hanno avuto buon giuoco, perchè non si è più avuto il modo di controllare quali sono i mezzi di vita di ciascuno.
      No, meglio la penuria di mezzi, meglio il soldino versato e raccolto con fatica che dà al lavoratore l’orgoglio di concorrere col proprio sforzo all’opera comune, anzichè, per la speranza quasi sempre illusoria della grossa somma, correre il rischio di veder corrompersi e sparire alcuni tra i compagni più energici e più intraprendenti.
     
     
      3. LA LEZIONE DEI FATTIa. La tattica rivoluzionaria10
     
      Noi dobbiamo mescolarci più ch’è possibile alla vita popolare: incoraggiare e spingere tutti i movimenti che contengono un germe di rivolta materiale o morale e abituano il popolo a fare i suoi interessi da sè e a non fidare che nelle proprie forze; ma senza perdere mai di vista che la rivoluzione per l’espropriazione e la messa in comune della proprietà e la demolizione del potere sono la sola salute del proletariato e dell’umanità e che per conseguenza ogni cosa è buona o cattiva a seconda che essa avvicini o allontani, faciliti o renda più difficile tale rivoluzione.
      Applichiamo ciò alla questione degli scioperi. Noi siamo caduti a tal proposto, com’è un po’ la nostra abitudine, da una esagerazione in un’altra.
      Tempo addietro, convinto che lo sciopero è impotente, non solo per emancipare, ma anche per migliorare in modo permanente la sorte dei lavoratori, noi trascuravamo troppo il lato morale della questione e, meno che in qualche regione, abbiamo lasciato questo mezzo potente di propaganda e di agitazione quasi totalmente ai socialisti autoritari e agli addormentatori.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338