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      Cercate di organizzare e sostenere scioperi? Mistificazioni, palliativi!
      Tentate manifestazioni ed agitazioni popolari? Pagliacciate!
      Insomma tutto quello che è permesso di fare per la propaganda si è qualche conferenza, dove il pubblico non viene se non è attirato dalle doti eccezionali di un oratore, qualche stampato, che è letto sempre dallo stesso circolo di gente; e la propaganda da uomo a uomo, se sapete trovar chi vi ascolti. E con questo un gran vociare di rivoluzione: - rivoluzione che, predicata così, diventa come il paradiso dei cattolici, una promessa di là di venire, che vi addormenta in un’inerzia beata fino a che ci credete e vi lascia scettici ed egoisti, quando la fede vi sfugge.
      Ed intanto intorno a noi il popolo si agita e segue altre correnti; ed i socialisti legalitari ci vincon la mano ed hanno spesso successi, anche in quei paesi dove come in Italia, il socialismo è stato per la prima volta bandito e popolarizzato da noi, e dove noi vantiamo non ingloriose tradizioni di lotte e di sacrifici sostenuti con costanza e fierezza.
      Questa è una tattica micidiale che equivale al suicidio. La rivoluzione non si fa in quattro gatti. Degl’individui e dei gruppi isolati possono fare un po’ di propaganda; dei colpi audaci, delle bombe e simili cose, se fatte con retto criterio (il che purtroppo non è sempre q caso) possono attirare l’attenzione pubblica sui mali dei lavoratori e sulle nostre idee, possono sbarazzarci di qualche ostacolo potente; ma la rivoluzione non si fa che quando il popolo scende in piazza.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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