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      .. sempre, s’intende, che si tratti di cose volute e fatte davvero e non di vaghe aspirazioni platoniche, di sogni sognati.
      Anarchia significa società organizzata senza autorità, intendendosi per autorità la facoltà di imporre la propria volontà e non già il fatto inevitabile e benefico che chi meglio intende e sa fare una cosa riesce più facilmente a far accettare la sua opinione, e serve di guida, in quella data cosa, ai meno capaci di lui.
      Secondo noi l'autorità non solo non è necessaria all’organizzazione sociale, ma, lungi dal giovarle, vive su di essa da parassita, ne inceppa l'evoluzione e volge i suoi vantaggi a profitto speciale di una data classe che sfrutta ed opprime le altre. Fino a che in una collettività vi è armonia d’interessi, fino a che nessuno ha voglia o modo di sfruttare gli altri, non v’è traccia d’autorità: quando viene la lotta intestina e la collettività si divide in vincitori e vinti, allora sorge l’autorità, la quale naturalmente è devoluta ai più forti e serve a confermare, perpetuare ed ingrandire la loro vittoria.
      Crediamo così, e perciò siamo anarchici: chè se credessimo che non vi possa essere organizzazione senza autorità, noi saremmo autoritari, perchè preferiremmo ancora l’autorità, che inceppa ed addolora la vita, alla disorganizzazione che la rende impossibile.
      Del resto, quel che saremmo noi importa poco. Se fosse vero che il macchinista ed il capotreno ed i capiservizio debbano per forza essere delle autorità, anzichè dei compagni che fanno per tutti un determinato lavoro, il pubblico amerebbe sempre piuttosto subire la loro autorità che viaggiare a piedi.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338