E con questa forma paradossale essi intendono dire che le idee progrediscono e cambiano continuamente e che essi non vogliono accettare un programma fisso, che può essere buono oggi, ma che sarà certamente superato domani.
Ciò sarebbe perfettamente giusto se si trattasse di studiosi che cercano il vero senza curarsi delle applicazioni pratiche. Un matematico, un chimico, un psicologo, un sociologo possono dire di non aver programma o di non avere che quello di ricercare la verità: essi vogliono conoscere, non vogliono fare qualche cosa.
Ma anarchia e socialismo non sono delle scienze: sono dei propositi, dei progetti che anarchici e socialisti vogliono mettere in pratica e che perciò hanno bisogno di essere formulati in programmi determinati. La scienza e l’arte delle costruzioni progrediscono tutti i giorni; ma un ingegnere che vuol costruire, o anche demolire qualche cosa, deve fare il suo piano, raccogliere i suoi mezzi di azione e agire come se scienza ed arte si fossero arrestate al punto ove egli le trova quando dà principio ai suoi lavori. Può benissimo avvenire che egli possa utilizzare delle nuove acquisizioni fatte nel corso del lavoro senza rinunciare alla parte essenziale del suo piano; e può darsi anche che le nuove scoperte ed i nuovi mezzi creati dall’industria siano tali che egli vegga la necessità di abbandonare tutto e ricominciare da capo. Ma ricominciando, avrà bisogno di fare un nuovo piano basato su quello che si conosce e si possiede fino a quel momento, e non potrà concepire e mettersi ad eseguire una costruzione amorfa, con materiali non composti, per il motivo che domani la scienza potrebbe suggerire delle forme migliori e l’industria fornire dei materiali meglio composti.
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