Noi sentiamo il bisogno di avere un giornale. Se siamo organizzati potremo riunire i mezzi per fondarlo e farlo vivere, incaricare alcuni compagni di redigerlo, e controllarne l’indirizzo. I redattori del giornale gli daranno certamente, in modo più o meno spiccato, l’impronta della loro personalità, ma saranno sempre gente che noi abbiamo scelta e che possiamo cambiare se non ci accontenta. Se invece siamo disorganizzati, qualcuno che ha sufficiente spirito d’intrapresa farà il giornale per conto proprio: egli troverà in mezzo a noi i corrispondenti, i distributori, i sottoscrittori, e ci farà concorrere ai suoi fini senza che noi li sappiamo o vogliamo; e noi, come è spesso avvenuto, accetteremo o sosterremo quel giornale anche se non ci piace, anche se troviamo che è dannoso alla causa, perchè saremo impotenti a farne uno che rappresenti meglio le nostre idee.
Cosicché l’organizzazione, lungi dal creare l’autorità, è il solo rimedio contro di essa ed il solo mezzo perchè ciascun di noi si abitui a prender parte attiva e cosciente nel lavoro collettivo, e cessi di essere strumento passivo in mano dei capi.
Che se poi non si fa nulla di nulla e tutti restano nell’inazione completa, allora certamente non vi saranno nè capi nè gregari, nè comandanti nè comandati, ma allora finiranno la propaganda, il partito, ed anche le discussioni intorno all’organizzazione... e questo, speriamo, non è l’ideale di nessuno.
Ma un’organizzazione, si dice, suppone l’obbligo di coordinare la propria azione e quella degli altri, quindi viola la libertà, inceppa l’iniziativa.
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