A noi sembra che quello che veramente leva la libertà e rende impossibile l’iniziativa è l’isolamento che rende impotente. La libertà non è il diritto astratto, ma la possibilità di fare una cosa: questo è vero tra di noi, come è vero nella società generale. È nella cooperazione degli altri uomini che l’uomo trova i mezzi per esplicare la sua attività, la sua potenza d’iniziativa.
Certamente, organizzazione significa coordinazione di forze ad uno scopo comune ed obbligo negli organizzati di non fare cosa contraria allo scopo. Ma quando si tratta di organizzazioni volontarie, quando coloro che stanno nella stessa organizzazione hanno veramente lo stesso scopo e sono partigiani degli stessi mezzi, l’obbligo reciproco che impegna tutti riesce vantaggioso per tutti; e se qualcuno rinunzia a qualche sua idea particolare in omaggio all’unione, ciò vuol dire che trova più vantaggioso rinunziare ad un’idea, che d’altronde da solo non potrebbe attuare, anzichè privarsi della cooperazione degli altri nelle cose ch’egli crede di maggiore importanza.
Se poi un individuo trova che nessuna delle organizzazioni esistenti accetta le sue idee ed i suoi metodi in ciò che hanno di essenziale, e che in nessuna potrebbe esplicare la sua individualità come egli l’intende; allora farà bene a restarne fuori; ma allora, se non vuole rimanere inattivo ed impotente, deve cercare altri individui che pensano come lui e farsi iniziatore di una nuova organizzazione.
Un’altra obbiezione, ed è l’ultima di cui ci intratterremo, è che essendo organizzati siamo più esposti alle persecuzioni del governo.
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