A noi pare invece che quando più si è uniti tanto più ci si può difendere efficacemente. Ed infatti ogni volta che le persecuzioni ci han sorpresi mentre eravamo disorganizzati ci hanno completamente sbaragliati ed hanno ridotto a nulla il nostro lavoro antecedente; mentre quando e dove eravamo organizzati ci hanno fatto più bene che male. Ed è lo stesso anche per quel che riguarda l’interesse personale dei singoli: basti l’esempio delle ultime persecuzioni che hanno colpito gli isolati tanto quanto gli organizzati e forse anche più gravemente. Questo, s’intende, per quelli che, isolati o no, fanno almeno la propaganda individuale; chè per quelli che non fanno nulla e tengono ben nascoste le loro convinzioni, certamente il pericolo è poco, ma è anche meno l’utilità che danno alla causa.
Il solo risultato, dal punto di vista delle persecuzioni, che si ottiene stando disorganizzati, si è di autorizzare il governo e negarci il diritto di associazione ed a rendere possibili quei mostruosi processi per associazione a delinquere, che esso non oserebbe fare contro la gente che afferma altamente, pubblicamente, il diritto e il fatto di stare associata, o che, se il governo l’osasse, risulterebbero a scorno suo e a vantaggio della propaganda.
Del resto, è naturale che l’organizzazione prenda le forme che le circostanze consigliano ed impongono. L’importante non è tanto l’organizzazione formale, quanto lo spirito di organizzazione. Possono esservi dei casi in cui per l’imperversare della reazione, sia utile sospendere ogni corrispondenza, cessare da ogni riunione: sarà sempre un danno, ma se la voglia di essere organizzati sussiste, se resta vivo lo spirito di associazione, se il periodo antecedente di attività coordinata avrà moltiplicate le relazioni personali, prodotte solide amicizie e creato un vero accordo d’idee e di condotta tra i compagni, allora il lavoro degl’individui anche isolati concorrerà allo scopo comune, e presto si troverà modo di riunirsi di nuovo e riparare al danno subito.
| |
|