Trovato il fine, urgeva occuparsi delle vie e mezzi per raggiungerlo. E non appena il socialismo, uscito dal periodo della speculazione astratta, incominciò a penetrare in mezzo alle masse sofferenti ed a fare le sue prime armi nelle lotte pratiche della vita, i socialisti s’accorsero che si trovavano stretti in un cerchio di ferro, che solo poteva rompersi colla diretta azione delle masse.
Impossibile esser liberi (il socialismo lo aveva dimostrato) senza essere economicamente indipendenti; e d’altra parte, come si può arrivare all’indipendenza economica se si è schiavi?
Il popolo, spogliato di tutto ciò che la natura ha creato per il sostentamento dell’uomo e di tutto quello che il lavoro umano ha aggiunto all’opera della natura, dipende per la sua vita dal beneplacito dei proprietari e si trova ridotto dalla miseria all’avvilimento ed all’impotenza. E per consolidare e difendere questo stato di cose, stanno i governi con tutta la forza degli eserciti, delle polizie e delle finanze.
Quale mezzo legale di emancipazione, quando la legge è tutta quanta intesa a difendere lo stato di cose che si dovrebbero distruggere?
Non l’azione politica legale delle masse, che tutta si riassume nel voto, poichè quest’arma per avere un valore qualsiasi, suppone già nella maggioranza numerica del popolo quella coscienza ed indipendenza, che si tratta appunto di rendere possibile e di conquistare. E d’altronde la borghesia e per essa i governi non concedono il voto che quando si sono persuasi della sua innocuità, o quando, di fronte alla attitudine minacciosa del popolo, lo considerano un mezzo opportuno per sviarlo ed addormentarlo, caso in cui sarebbe, da tutti i punti di vista, una sciocchezza il contentarsene.
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