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      Gli altri, gli anarchici, considerando che lo Stato non ha ragione di essere se non in quanto rappresenta e difende gli interessi d’una classe o di una consorteria e che scompare quando, per l’universalizzazione del potere e dell’iniziativa, si confonde colla totalità dei cittadini, si proponevano la distruzione del potere politico.
      Gli uni volevano impadronirsi del governo e decretare, con forme e modi dittatoriali, la messa in comune del suolo e degli strumenti del lavoro ed organizzare dall’alto la produzione e distribuzione socialistica. Gli altri volevano abbattere simultaneamente potere politico e proprietà individuale, e organizzare la produzione, il consumo e tutta la vita sociale per mezzo dell’opera diretta e volontaria di tutte le forze e di tutte le capacità, che esistono nell’umanità e che cercano naturalmente di esplicarsi ed attuarsi.
      Ma tutti, lo ripetiamo, volevano la rivoluzione, l’appello alla forza; e per maturare la rivoluzione volevano e praticavano la propaganda indefessa delle verità scoperte dal socialismo, l’organizzazione delle forze coscienti del proletariato…
      La lotta sarebbe stata senza dubbio lunga e faticosa, ma la via era tracciata e si sarebbe arrivati direttamente alla vittoria piena e completa. Ma ecco che, contraddicendo a tutte le tendenze del programma ed alla propaganda che essi stessi avevano menato con zelo ed intelligenza, alcuni socialisti credettero bene di mettersi nelle vie tortuose e senza uscita del parlamentarismo.
      Il socialismo, al principio deriso e negato, poscia combattuto con accanimento, già diventava potente assai perchè i borghesi vi vedessero un pericolo serio ed una forza di cui bisognava contare.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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