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      Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee, o nelle quali le differenze d’opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo, o in cui il dovere di solidarietà impone l’unione, è ragionevole, giusto, necessario che la minoranza ceda alla maggioranza.
      Ma questo cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà, determinata dalla coscienza della necessità; non deve essere un principio, una legge, che s’applica per conseguenza in tutti i casi, anche quando la necessità realmente non c’è. Ed in questo consiste la differenza tra l’anarchia e una forma di governo qualunque. Tutta la vita sociale è piena di queste necessità in cui uno deve cedere le proprie preferenze per non offendere i diritti degli altri.
      ...Come fa il Merlino a cavare da questo che un resto di parlamentarismo vi dovrà essere anche nella società che noi vagheggiamo?
      Il parlamentarismo è una forma di governo nella quale gli eletti del popolo, riuniti in corpo legislativo fanno, a maggioranza di voti, le leggi che a loro piace e le impongono al popolo con tutti i mezzi coercitivi di cui possono disporre.
      È un avanzo di questa bella roba, che Merlino vorrebbe conservata anche in Anarchia? Oppure, poichè in Parlamento si parla, e si discute e si delibera, e questo si farà sempre in qualsiasi società possibile, Merlino chiama questo un avanzo di parlamentarismo?
      Ma ciò sarebbe davvero giuocar sulle parole, e Merlino è capace di altri e ben più seri procedimenti di discussione.


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Rivoluzione e lotta quotidiana
di Errico Malatesta
pagine 338

   





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