Chè se poi questa determinazione dei lavoratori comincerà a manifestarsi mediante il rifiuto del lavoro o il rifiuto del servizio militare o il rifiuto di pagare i fitti ed i dazi, o la confisca popolare dei generi di consumo, o le barricate e le bande armate, è questione che risolveranno le circostanze e che, comunque risoluta, menerà sempre agli stessi risultati: il conflitto violento tra il vecchio mondo che si ostina a vivere ed il nuovo mondo che vuol trionfare sulle rovine di quello.
L’Avanti! a quel che pare ci ha completamente fraintesi: esso ha creduto che noi abbiam cessato di essere rivoluzionari.
Ed invece noi crediamo più che mai nella necessità della rivoluzione; e non già nel senso “scientifico” della parola, nel qual senso spesso si chiamano rivoluzionari anche i legalitari, ma nel senso “volgare” di conflitto violento, in cui il popolo si sbarazza colla forza della forza che l’opprime, ed attua i suoi desideri fuori e contro tutta la legalità.
La nostra evoluzione si riduce a questo: che avendo visto che coi vecchi metodi la rivoluzione non si faceva nè si avvicinava, abbiamo abbracciato metodi che ci sembrano più atti a prepararla ed a farla.
I socialisti democratici credono che siamo in errore e quindi fanno bene a cercare di convertirci, come noi cerchiamo di convertir loro; ma non diano per fatto quello che è un semplice desiderio, non vendano la pelle dell’orso prima che l’orso sia in loro potere.
La Giustizia di Reggio Emilia in uno dei suoi ultimi numeri, riproducendo un passaggio dell’Agitazione, nel quale s’insiste sulla necessità di preparare e rendere possibile la rivoluzione mediante l’organizzazione operaia e la piccola lotta quotidiana, si compiace che noi abbiamo finalmente riconosciuto quello che i socialisti democratici hanno sempre predicato e praticato, e per cui noi li abbiamo aspramente attaccati e vituperati.
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Giustizia Reggio Emilia Agitazione
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